(Italiano) Honda CB500 R: L’ origine della specie

(Italiano) Vi sembra una semplice CB500 elaborata? Sbagliato: questa è una production racer di Honda che doveva conquistare più vittorie possibili in Giappone ma poi è finita a Roma ed ora…

Sorry, this entry is only available in Italian. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

CB500 R – Sembra una bella special vero? Invece è una factory racer creata dal gigante delle moto Honda per correre e primeggiare nelle gare nazionali, è un’ elaborazione spinta della comune CB500 che anche in Europa faceva impazzire i ragazzi con la passione per le moto e la velocità. Siamo di fronte ad un mezzo estremizzato che valorizzava si il motore stratosferico a quattro cilindri (un’ architettura quasi inedita sui mercati allora) e dall’altra parte metteva in campo un anima tesa all’obiettivo del reparto corse dell’ala che mai si è sopita. Spesso, infatti,  si sono visti da parte della Honda modelli pacati ed affidabili su strada e dannatamente racing e vincenti in pista: forse tale tendenza parte proprio da moto “incattivite” come questa CB.

I primi anni settanta sono in fondo l’epoca d’oro delle competizioni “libere” e questa Honda CB500 R creata dalla stradale CB500 è uno dei due esemplari costruiti dalla fabbrica per competere proprio nel campionato All Japan. Il primo esemplare del 1971, curata esclusivamente dal pilota Morio Sumiya, ha lo stesso telaio della moto di serie. L’esemplare in queste foto invece è quello del 1972, più evoluto e con davvero poco in comune con la roadster che invadeva tutti i mercati del mondo. Aspetto che enfatizza la rarità dell’esemplare è la sua provenienza, ovvero non dal dipartimento corse di Honda dell’epoca (RSC) ma dal dipartimento Ricerca e Sviluppo di Saitama.

Honda CB500 R 1972 2
Honda CB500 R 1972 1
Honda CB500 R 1972 3
Honda CB500 R 1972 4
Honda CB500 R 1972 5
Honda CB500 R 1972 6
Honda CB500 R 1972 7
Honda CB500 R 1972 8
Honda CB500 R 1972 9
Honda CB500 R 1972 10
Honda CB500 R 1972 11
Honda CB500 R 1972 12
Honda CB500 R 1972 13

Il motore CB500R nasce da quello stradale ma è dotato di lubrificazione a carter secco, con un serbatoio dell’olio separato e una pompa dell’olio più grande in magnesio. La scatola del filtro dell’olio è in magnesio, mentre la frizione è qui a secco e non in bagno d’olio come sul modello stradale. La testata del cilindro è stata rielaborata con un ampliamento del diametro delle luci e valvole più grandi con molle più rigide e sedi delle valvole temprate. L’albero motore è stato ricavato dal pieno e i pistoni ad alta compressione hanno solo due anelli. Tutte queste modifiche sono frutto del ​​lavoro del reparto R & D di Saitama, così come il cambio a cinque marce a rapporti ravvicinati. L’accensione elettronica (una vera rarità nel 1972) è un componente fornito da Kokusan mentre i carburatori, Keihin CR da 31mm, erano gli stessi usati sulla Honda CR750. Nonostante il suo nome, il motore CB500 R è in realtà un 651 cc, con alesaggio / corsa di 64×50,6 mm che produce una potenza massima di circa 80 CV a 10.700 giri / min. Non male per l’epoca vero?!

Il telaio è un doppia culla in acciaio con tubi dal diametro di 25mm  realizzati in cromo-molibdeno. Gli ammortizzatori sono Showa regolabili in tre posizioni e anche la forcella è una Showa (derivata da quella della CR750). Grazie all’utilizzo copioso del magnesio per bulloni, coperchi, ecc., questa bella e tosta CB500R pesa appena 138 kg.

Mostrata per la prima volta al Tokyo Show nel 1971, questa quattro cilindri ha partecipato al Campionato All Japan con Kengo Kiyama nella Open Class, vincendo numerose gare. Fortunatamente, l’esemplare non è stato rottamato (come altri) o consegnato alla Honda, ma è rimasto nelle mani di Kiyama fino al 1982 quando è stato venduto al rivenditore Honda di Roma Samoto, accompagnato da una ricca documentazione del dipartimento R & D di Saitama. In seguito, ha ricalcato le piste una solo una volta: il 13 ottobre 1985 a Vallelunga, guidata dal gentleman rider romano Vladimir Dabiankov. In questa occasione la moto ha chiuso in 15 ° posizione, un ottimo piazzamento se pensate che davanti aveva la forte concorrenza dei mezzi molto più moderne schierate da team ufficiali come quello Ducati con la loro 750F1 o la Bimota DB1 di Davide Tardozzi.

Adesso starete pensando che fine a fatto cotanta rarità racing vero? Beh è stata venduta ad un asta Bohams a Parigi per 88.333 euro e riposa sicura nel garage di un appassionato che giustamente mantiene la sua privacy, ma speriamo che quando la accende ci faccia un fischio: non sarebbe male poterla vedere svegliarsi e schiarirsi la voce tonante da bestia racing pura.

Mauro Di Mise

Posted by Mauro Di Mise

Motociclista da sempre, cresciuto a super e due tempi. Amo i motori belli con un suono appagante, ma sono anche attratto dalle nuove tecnologie.